SEMPLIFICAZIONE DEL LINGUAGGIO AMMINISTRATIVO
DOCUMENTAZIONE

Trasparenza, contro la scrittura burocratica viaggia on line il nuovo progetto «Chiaro!»

di Michele A. Cortelazzo

È «Chiaro!» il trasparentissimo nome che il dipartimento della Funzione pubblica ha dato al progetto di semplificazione del linguaggio amministrativo avviato quest'anno, come realizzazione di una specifica direttiva dell'8 maggio 2002 e della precedente «Direttiva sulle attività di comunicazione delle pubbliche amministrazioni» del 14 febbraio 2002.
Il progetto mostra una forte continuità con precedenti iniziative del dipartimento, come quelle avviate dal ministro Cassese, che hanno prodotto l'ineguagliato Codice di stile, cui ha fatto seguito nel 1997 il Manuale di stile, curato da A. Fioritto. Questa continuità, che trapassa le variazioni di colore politico degli esecutivi, è un segnale importantissimo: significa che la semplificazione della scrittura burocratica non va considerata un problema del Governo, ma un problema della Repubblica (cioè dello Stato, delle Regioni, delle amministrazioni locali); e implica che il diritto a ricevere informazioni comprensibili sia un diritto basilare per ogni cittadino.
Dal 15 maggio 2002 è disponibile, nel sito del dipartimento della Funzione pubblica (www.funzionepubblica.it), una sezione dedicata al progetto «Chiaro!». Nel sito si trovano (o, in gran parte, si troveranno, dato che si tratta di pagine ancora vistosamente in progress) materiali e strumenti di grandissima utilità per tutte le amministrazioni impegnate a semplificare la loro comunicazione scritta: i documenti principali sull'argomento (direttive, princìpi dei manuali di stile ecc.), un archivio di testi riscritti (per ora il cosiddetto manuale di Lucca, che contiene otto testi), la rassegna stampa e, soprattutto, dei servizi interattivi come l'assistenza on line per le amministrazioni impegnate nella semplificazione e un forum con risposte ai cittadini.
Nel progetto ci sono, almeno ai miei occhi di linguista, luci e ombre. Tra le luci, il già citato segnale politico di considerare il problema della semplificazione linguistica come un problema essenziale, ma al tempo stesso ancora del tutto aperto; oppure l'idea di proporre modelli di testi riscritti, ai quali tutti possano attingere: in questo senso, il sito del ministero sarà utilissimo, magari integrato da quello del comune di Trento, quello della regione Emilia-Romagna, quello dell'Università di Padova.
Le ombre riguardano l'eccesso di continuità rispetto ai progetti precedenti. L'innovazione pare limitarsi a tre aspetti: il ricorso al web come mezzo di comunicazione, l'offerta di consulenza e il carattere tendenzialmente impositivo delle norme presentate.
Sull'uso della rete come luogo di pubblicizzazione dei risultati del progetto, ovviamente, non c'è nulla da dire: al giorno d'oggi è quasi un obbligo. Sull'offerta di consulenza nascono invece dei dubbi: siamo sicuri che la semplificazione del linguaggio amministrativo possa dare esiti durevoli attraverso il sistema della consulenza a distanza? Ma il problema maggiore consiste nella direttività che vogliono avere le norme suggerite: lo dichiarano esplicitamente le direttive (che parlano di regole che devono diventare “ufficiali”), tradiscono il carattere impositivo piccoli segnali, come il punto esclamativo incluso nel nome del progetto e il fatto di aver ridotto a decalogo, prototipico esempio di normativa obbligatoria, le regole per scrivere bene un testo amministrativo.
Non so chi siano i linguisti impegnati nello staff del progetto «Chiaro!» (nel sito non ci sono indicazioni sulla composizione del gruppo, e questo non è un bel segno di trasparenza!); ma certamente loro sanno quanto sia difficile cambiare dall'alto i comportamenti linguistici. Conoscono la posizione di Graziadio Isaia Ascoli contro le ricette manzoniane per la diffusione dell'italiano: Ascoli proponeva una maggiore diffusione della cultura, non la propagazione di regole e strumenti.
Questo vale anche nel nostro caso. Regole e strumenti sono utili e a volte necessari, ma serve molto di più una capillare opera di formazione, di cui nel progetto non c'è traccia. E, soprattutto, serve trasmettere, prima di una serie di regole rigide, una filosofia della scrittura chiara e comunicativa. È questa che va perseguita; e se viene ottenuta seguendo raccomandazioni duttili e modi alternativi escogitati in periferia, tanto meglio!

[«Guida agli Enti Locali», 13 luglio 2002]



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ultima modifica 19/08/2002


Università degli Studi di Padova
1999-2002
A cura di Michele Cortelazzo
Dipartimento di Romanistica
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