NUBENDO, ingiunzione, soprageneralizzato: alzi la mano chi non si è fatto prendere almeno una volta dal panico di fronte a vocaboli così poco familiari. O per giri di parole tipo "ci corre l'obbligo..". O per frasi da azzeccagarbugli come questa "...conseguentemente, nell'ipotesi predetta non si verifica un'obbligazione, in quanto il delegatario non deve aderire al rapporto delegante-delegato, né può rifiutare l'adempimento di quest'ultimo, stante l'autonomia dei due rapporti..." (e ci siamo fermati in mancanza di fiato, perché la frase continuava ancora, e sempre sullo stesso tono). Una faticaccia cui ci ha costretti la Pubblica amministrazione, ma che sta per essere spazzata via da una equipe di otto linguisti e giuristi, coordinata dal professor Alberto Fioritto. Basta dunque con il burocratese. Dagli inizi del prossimo anno gli atti della pubblica amministrazione dovranno essere chiari, comprensibili a tutti e senza far più ricorso a frasi impersonali o ad espressioni auliche e arcaiche. Lo promette il ministero della Funzione Pubblica. Una vera rivoluzione culturale che avrà il suo battesimo nel febbraio del 1996 quando sarà completato il "Progetto di semplificazione". Ma senza aspettare quella fatidica data, già alcuni cittadini italiani potranno beneficiare della nuova parola d'ordine. Anticipa infatti Sabrina Salvatore, uno degli esperti che collaborano al progetto: "La prossima circolare del Comitato per l'edilizia residenziale seguirà le nuove regole. Altrettanto avverrà per il manifesto con cui il Comune di Melfi spiegherà ai cittadini le norme da seguire per il pagamento dell'Ici". Ma poi l'esperta invita a non lasciarsi prendere da troppo facili entusiasmi: "Purtroppo, non ci sarà un vero e proprio obbligo per le amministrazioni pubbliche a seguire le regole che detterà il Progetto, ma siamo sicuri, per l'interesse già manifestato dai destinatari del nostro lavoro, che i nostri suggerimenti saranno ascoltati". Ce lo auguriamo tutti, anche perché è già passato un po' di tempo da quel "Codice di stile delle comunicazioni pubbliche" del dicembre 1993, ideato dell'allora ministro Sabino Cassese con il quale si condannava a morte il "burocratese", ricordando che il 76% degli italiani non ha né un diploma medio-superiore né una laurea. E poi, laurea o non laurea, perché adoperare ad esempio "ammenda" o "quota" quando molto più semplicemente si possono usare "multa" o "contributo"? E che dire allora di una pubblica amministrazione distratta che non si adegua al diritto di famiglia o alle nuove leggi di parità? Quando scomparirà il "capofamiglia"? E perché alla voce "stato civile" della carta d'identità di una donna coniugata compare nome e cognome del marito, mentre non succede il contrario? Consoliamoci, almeno la messa al bando del "burocratese" è in accelerazione. L'equipe del ministero sta mettendo a punto un manuale destinato alle amministrazioni pubbliche e un glossario per i cittadini. E sta già realizzando corsi formativi per alcuni funzionari della pubblica amministrazione che, a loro volta, svolgeranno corsi di formazione ai propri impiegati. Ci aspetta dunque un futuro semplificato come cittadini. Ordinanze, lettere, bandi, contratti e manifesti della pubblica amministrazione non avranno più misteri, riusciremo a capirli fino in fondo, senza più tormenti e dubbi. Ma intanto - informano i sindacati - da settembre del '94 gli otto esperti impegnati nel progetto di "semplificazione" non hanno ancora ricevuto la retribuzione concordata. Colpa dei pochi soldi della Funzione pubblica o di un atto amministrativo di difficile comprensione?
Stefanella Campana
«La Stampa», 17 maggio 1995, p. 26
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