Ecco un esempio: il «richiedente» signor Rossi, che «all'uopo esibisce il benestare dell'attuale intestatario», avendo i «requisiti necessari: impossidenza di altra abitazione». Uno dei tanti rebus lessicali del burocratese, che il Comune ha deciso di mandare in pensione. Lo scopo è che, d'ora in poi, il signor Rossi possa limitarsi a presentare una semplice «dichiarazione con cui l'attuale proprietario accetta», fermi i requisiti necessari, di «non possedere altre abitazioni». Burocratese addio, dunque. Oggi gli 800 dirigenti dell'amministrazione comunale riceveranno un libro nel quale è contenuto un «manuale di stile» che servirà a indirizzare nuove generazioni di funzionari pubblici, un esercito di 26 mila persone. Prima di tutto farsi capire. Abbandonando la coperta di Linus del linguaggio tecnico in nome della semplificazione. Regola numero uno: perché i testi risultino leggibili devono essere semplici, ordinati, essenziali. Devono essere usate parole di uso comune, brevi, di origine italiana, non abbreviate, non di moda, non ambigue. Non più di venti per ogni frase. Vanno eliminati avverbi e aggettivi in eccesso, parole ricercate o altisonanti, termini tecnici, frasi prolisse o prive di senso. Così non si troverà più scritto «apporre la firma» o «effettuare il versamento ma solo «firmare» o «pagare», il «locale sito in~» diventerà solo «l'appartamento che si trova in~». Secondo il manuale sono 2 mila le parole indispensabili per parlare di tutto e farsi capire, mille in più da tenere come riserva. Già nel '93 il ministro della Funzione Pubblica Sabino Cassese aveva proposto un «codice di stile» agli amministratori pubblici. Tre anni dopo vennero spedite le circolari ai dirigenti pubblici con cui si ordina di inviare tutti gli avvisi all'ufficio per la semplificazione in modo da unificarne lo stile. «Più della metà delle pratiche, delle circolari e dei documenti sono ora scritti in linguaggio comprensibile - spiega l'assessore alla semplificazione Mariella Gramaglia - ma c' è ancora molto da fare: ci sono delibere indecifrabili e le risposte alle lamentele dei cittadini sono il peggiore esempio di burocratese, così formali da risultare sfuggenti». Beatrice Rutiloni «Repubblica» (cronaca di Roma), 16 marzo 2004, p. 1
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