«Le frasi che contengono verbi di forma attiva sono più semplici e comprensibili. Infatti la forma attiva è più diretta e più chiara della forma passiva e impersonale perché costringe chi scrive a esprimere sempre il soggetto dell'azione e il complemento oggetto»: questo ci insegna il Manuale di stile. Strumenti per semplificare il linguaggio delle amministrazioni pubbliche. Proposta e materiali di studio, a cura di Alfredo Fioritto, Bologna, Il Mulino, 1997.
Il suggerimento ha, dalla sua, delle buone ragioni. La frase passiva è il rivolgimento di una frase attiva; è ovvio, quindi, che una frase attiva sia più naturale della corrispondente passiva. Non per nulla, il passivo è molto meno frequente nel parlato che nello scritto e, di conseguenza, molti parlanti hanno poca familiarità con le frasi passive.
C'è poi una ragione più forte per sconsigliare il passivo. A volte il passivo è usato, nella forma senza il complemento d'agente, per non dire chi è l'autore dell'evento rappresentato dal verbo: affermare «le tasse sono state aumentate» permette di stendere un velo su chi ha aumentato le tasse (il governo nazionale, quello regionale, il destino avverso?). In casi come questo, il suggerimento di non usare il passivo ha una finalità di onestà civile prima ancora che di chiarezza linguistica e può estendersi a molti altri usi (ad esempio nella frase, frequente soprattutto nel parlato, «hanno aumentato le tasse», l'uso di un verbo attivo permette ugualmente di nascondere l'agente).
Ci sono, peró, delle situazioni nelle quali il passivo risponde a esigenze comunicative nobili, per esempio, quando parliamo di azioni di cui non conosciamo l'autore («due uomini sono stati uccisi nella periferia della nostra città»: se non è stato individuato l'uccisore, il passivo è l'unica soluzione); oppure quando parliamo di azioni per le quali indicare l'autore può essere stucchevole o quanto meno ovvio e superfluo (sarebbe un esempio di buona comunicazione dire «il custode, o chi lo sostituisce, chiude il portone alle otto», invece di «il portone viene chiuso alle otto»?).
Ma, soprattutto, ci sono situazioni nelle quali il testo si snoda meglio se si usa una forma passiva. Nel brano «I lavoratori, inseriti nei progetti dei lavori socialmente utili, riceveranno ogni mese una somma uguale alla retribuzione lorda di un dipendente comunale di pari qualifica. I lavoratori saranno retribuiti per l'effettiva attività prestata nei progetti e potranno astenersi dal lavoro in tutti i casi previsti dalla legge», dire «i lavoratori saranno retribuiti» permette di dare continuità alle due frasi: entrambe ci dicono qualcosa sui lavoratori. La frase passiva risulta più chiara di una possibile frase attiva, di difficile ideazione. Certo, potremmo cambiare verbo («i lavoratori riceveranno la retribuzione»): ma per usare la frase attiva finiamo per ricorrere a un giro di parole e quello che guadagnamo da una parte lo perdiamo dall'altra!
Dunque, la formulazione da cui siamo partiti è una formulazione insufficiente. Dire che le frasi attive sono più semplici e comprensibili delle passive è una mezza verità. Bisogna aggiungere che non dobbiamo evitare il passivo a ogni costo, come dice per esempio il manuale di stile presente in rete al sito Fight the Fog del Servizio traduzione della Commissione Europea (http://europa.eu.int/comm/translation/en/ftfog/booklet/index.htm).
In generale sì, è meglio usare l'attivo; però ci sono dei casi nei quali usare il passivo è utile. Quindi, se vi viene voglia di usare un verbo passivo, pensateci bene: siete sicuri che la vostra sia una scelta obbligata? Se è così, procedete pure; altrimenti pensate a una soluzione alternativa.
Più in generale: non si possono fissare regole ferree per scrivere un testo (di quelle, per intenderci, che potrebbero essere applicate meccanicamente da un computer); ci possono essere solo dei suggerimenti che devono essere vagliati caso per caso, pensando a rendere il più possibile funzionale il testo.
[La riscossa del passivo,
«Guida agli Enti Locali», 13 aprile 2002, p. 80]