Ci si pensa poco, ma una delle forme in cui si manifesta
l'ambiguità linguistica è anche il cattivo uso della
punteggiatura.
Non si tratta di una questione formale: la punteggiatura ha una
funzione sintattica, perché segnala al lettore i confini delle
frasi e i rapporti che esistono all'interno di esse. A questo
proposito, uno scrittore famoso ha detto: «La mia
punteggiatura ha il ritmo delle sigarette: ogni boccata di fumo una
virgola, ogni mozzicone un punto». E in effetti i segni di
interpunzione conferiscono ritmo al discorso, perché hanno
anche una funzione fonetica, quella cioè di segnalare le pause
che il parlante effettua normalmente nel discorso orale. Ma chi non
fuma o non sente il ritmo pulsargli nelle vene in che modo deve
distribuire la punteggiatura in un testo? Come sempre, seguendo una
serie di semplici regole.
Chi scrive ha a disposizione una gamma piuttosto vasta di segni di
interpunzione. Il punto fermo, il punto e virgola e, in certi casi,
i due punti indicano i confini delle frasi assertive. La virgola,
invece, segnala il confine tra le proposizioni che costituiscono
una frase. Funzioni specifiche, quindi, cui corrispondono posizioni
precise all'interno dell'enunciato. E invece succede spesso che la
punteggiatura venga presa sottogamba. È il caso di questo
esempio, dove la virgola prima di «tra breve» cade in
prossimità di una pausa forte e separa erroneamente due frasi
autonome (la soluzione sarebbe stata l'inserimento di un punto
fermo o di un punto e virgola): «Nel complesso di Santa
Caterina si sono trasferiti la Presidenza della Facoltà di
Scienze Statistiche, alcune aule e il Dipartimento di Scienze
Statistiche (che hanno liberato, tra l'altro, l'onerosa locazione
di Palazzo Zanin), tra breve il trasferimento sarà completato
con il trasloco della Biblioteca di Facoltà».
Tra i segni di interpunzione la virgola è senza dubbio quello
più frequente. In particolare, la virgola separa frasi che non
sono sullo stesso piano, come le subordinate dalla reggente:
«Al termine degli esami verrà affisso all'albo la
graduatoria di merito, nella quale verrà specificato il
risultato di ogni prova». Oppure separa le frasi coordinate in
assenza di congiunzioni: «Gli importi vanno arrotondati per
eccesso se la frazione decimale è uguale o superiore a 50
centesimi di euro, per difetto se è inferiore a questo
limite».
La virgola, inoltre, isola gli incisi o le apposizioni, cioè
quelle frasi o porzioni di frase che danno delle informazioni
aggiuntive o integrative rispetto all'argomento centrale
dell'enunciato: «Con la presente si comunica che, con delibera
del Consiglio Comunale n. 23/1998, il Comune di Padova ha
determinato di utilizzare la riserva di n. 28 alloggi prevista a
favore dei cittadini extracomunitari».
Ancora, la virgola separa gli elementi che costituiscono un
elenco: «La invitiamo a presentarsi allo stesso ufficio,
portando con sé un documento d'identità, il codice
fiscale e la lettera di assunzione».
Come si vede dall'esempio, l'ultimo elemento dell'elenco può
essere introdotto dalla congiunzione «e» senza il bisogno
della virgola.
È opportuno ricordare che in ogni frase esistono elementi
linguistici che devono restare uniti, come il nome e il suo
complemento di specificazione o come il soggetto, il predicato e i
vari complementi. In nessun caso questi elementi devono essere
separati da segni di interpunzione distribuiti un po' a casaccio,
come il sale sull'insalata.
Sembra una cosa ovvia ma a leggere l'esempio che segue si osserva
quanto può essere facile sbagliare: «Nel rendere noto
che, ulteriori informazioni potranno essere richieste allo
scrivente Settore, si coglie l'occasione di precisare che il
congedo ordinario spetta in proporzione al servizio prestato
durante l'anno solare nel quale cade la data di collocamento a
riposo».
Qui la virgola posta tra «che» e «ulteriori
informazioni» separa erroneamente proprio un verbo dal suo
complemento oggetto.
[I segreti della punteggiatura, «Guida agli Enti Locali», 12 aprile 2003]