Nella storia della scrittura, che è storia della fissazione
del linguaggio, la punteggiatura si è accollata la parte
più difficile, quella di rendere l'emotività, la
gestualità, la mimica e il colore della parola.
La difficoltà sta nel fatto che i segni di interpunzione sono
in numero piuttosto limitato, non sufficienti a riprodurre tutte le
sfumature possibili nella comunicazione orale: ciascuno di essi,
quindi, dovrà necessariamente servire a più di uno
scopo.
Numerosi sono ad esempio gli scopi cui assolve la virgola, segno
di interpunzione che segnala una pausa debole. Ma della sua
funzione ne abbiamo già ampiamente parlato (su Guida agli Enti
Locali del 12 aprile 2003 n. 14).
Vediamo ora i segni di interpunzione che corrispondono a pause
forti e indicano i confini delle frasi: il punto fermo, il punto e
virgola e, in certi casi, i due punti.
Il punto fermo corrisponde a una pausa forte e serve a isolare una
frase che abbia un senso compiuto: «Il canone annuo dovrà
essere versato in due rate anticipate. A garanzia degli obblighi
assunti, il concessionario presenterà una fideiussione
bancaria o assicurativa pari a tre mensilità. Tutte le spese
relative alla stipula dell'atto saranno a carico del
concessionario».
Il punto e virgola, invece, corrisponde a una pausa di
intensità intermedia rispetto al punto e alla virgola.
In generale, si usa per separare due frasi provviste di un senso
compiuto ma con un forte legame logico o semantico: «Farà
fede il timbro d'arrivo posto dall'Ufficio centralino del Comune di
Imola; resta inteso che il recapito del piego rimane a esclusivo
rischio del mittente».
I due punti sono gli addetti alle pubbliche relazioni del discorso
scritto: hanno soprattutto la funzione di introdurre o presentare
qualcosa.
Sono usati per introdurre una citazione (in questo caso sono
sempre accompagnati dalle virgolette): «Il Collegio medico
interno dell'Ospedale militare di medicina legale di Roma ha
visitato la signora Molinari il 16 marzo 1998 e ha definito la sua
malattia: “sindrome del tunnel carpale
bilaterale”», un discorso diretto o un elenco: «Si
precisa che ai fini della determinazione del dato in esame va
considerato l'ammontare delle spese sostenute nell'anno per:
servizi telefonici compresi quelli accessori, consumi di energia
elettrica, carburanti, lubrificanti e simili utilizzati
esclusivamente per la trazione di autoveicoli».
I due punti sono un segno di interpunzione molto espressivo
perché, oltre a segnalare una pausa, mettono in evidenza una
certa parte del discorso, attribuendole un rilievo
particolare.
Questo è vero, in particolare, quando i due punti vengono
usati per introdurre una frase autonoma che spieghi il contenuto
della frase precedente.
In questo caso hanno un ruolo di segno di interpunzione forte
analogo a quello rivestito dal punto fermo e dal punto e virgola,
ma in più segnalano che la nuova frase ha una funzione
esplicativa rispetto alla frase che termina con i due punti:
«Le strutture hanno richiesto complessivamente oltre 67.000
ore, a fronte di una disponibilità di 45.600 ore: le richieste
superano dunque di oltre il 30% la disponibilità».
Sono segni di punteggiatura obbligatori anche il punto
interrogativo e il punto esclamativo, che indicano il valore da
attribuire al contenuto delle frasi: non asserzioni ma,
rispettivamente, domande ed esclamazioni od ordini.
Qualche parola, infine, sui segni di inserzione: virgolette,
lineette e parentesi.
Le virgolette segnalano l'inizio e la fine di una citazione o di
un discorso diretto e sono precedute dai due punti.
Le lineette si usano in alternativa alle virgolette, per
introdurre e chiudere il discorso diretto, ma non le citazioni.
Inoltre, possono essere usate per isolare un inciso e in questo
caso rappresentano una pausa di intensità intermedia.
Le parentesi, infine, isolano gli incisi oppure quegli elementi del
testo che apportano informazioni supplementari, ma non sono
essenziali per la coerenza del discorso.
[I confini della frase, «Guida agli Enti Locali», 17 maggio 2003]