SEMPLIFICAZIONE DEL LINGUAGGIO AMMINISTRATIVO
«MANUALE DI STILE»

Troppe informazioni rendono troppo complesse le frasi

di Michele A. Cortelazzo

Vorrei presentarvi un record. Ho da poco ricevuto una lettera che contiene una delle frasi più lunghe che io abbia mai letto. Eccola:
Gentile Signora / Gentile Signore,
nell'inviarLe il secondo numero della nostra Newsletter, cogliamo l'occasione per comunicarLe, ex L. 31.12.1996 n. 675 "Tutela della persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali", che il Suo nominativo ed indirizzo, da Lei spontaneamente e cortesemente a suo tempo fornitici, sono come previsto da noi conservati ed utilizzati per poter provvedere a tale invio e per l'esclusiva finalità di poterLa ancora informare in futuro, se di Suo interesse, in ordine alle iniziative espositive, culturali ed attività connesse che si svolgono in Palazzo Grassi, ritenendo con ciò di farLe cosa gradita consentendoLe di ricevere tempestivamente, e spesso in anteprima, tali informazioni.

È una frase di ben 107 parole. Neanche le istruzioni per la compilazione della dichiarazione dei redditi hanno frasi così lunghe.
Non l’ha scritta un ente pubblico, anche se l’argomento, forse, lo farebbe credere. L’ha scritta un ente privato, Palazzo Grassi, un ente in genere molto attento allo stile, in senso generale. Ma in questa frase di stile ce n’è ben poco. Come spesso accade, il privato batte il pubblico, anche in negativo.
Una frase così complessa è esemplare, nel senso che contiene in sé molte delle caratteristiche negative della scrittura pubblica. La lunghezza della frase è permessa dall’uso di locuzioni nominali (in ordine alle iniziative espositive), proposizioni implicite (con cumuli come ritenendo con ciò di farLe cosa gradita consentendoLe di ricevere tempestivamente, con due infinitive e due gerundive), incisi (se di Suo interesse).
Perché una frase così lunga e complessa causa problemi al lettore? Una prima risposta è facile: perché lo obbliga a smontare una sequenza di proposizioni concatenate e incapsulate una dentro l’altra.
Ma c’è un’altra ragione: perché concentra, in una stessa frase, numerose informazioni, di gerarchia e peso diversi. L’informazione principale è che i dati personali sono conservati da Palazzo Grassi e utilizzati per inviare notizie. Ma poi mi si dice anche che la comunicazione è fatta in occasione dell’invio della Newsletter, che la comunicazione viene fatta per obbedire a una legge, che io avevo fornito il mio indirizzo spontaneamente, che Palazzo Grassi ritiene di farmi cosa gradita inviandomi le notizie. Tutte informazioni necessarie? Tutte informazioni da mettere nella stessa frase?
Da parte dell’emittente c’è un’evidente ansia di dire, con estrema precisione, molte cose sull’argomento della comunicazione. L’emittente vuole dire tutto, e vuole dirlo subito. Probabilmente con questo ritiene di essere massimamente trasparente e di andare così incontro al destinatario. In realtà scarica su di lui il compito di distinguere l’informazione fondamentale da quelle accessorie e di focalizzare l’attenzione sulla prima. Insomma, crede di aiutare il lettore, e invece lo penalizza.
Esistono degli strumenti per misurare la leggibilità dei testi. Ne parleremo in dettaglio un’altra volta. Il risultato relativo a questa frase è comunque chiarissimo: il suo indice di leggibilità è molto basso, al punto tale che il testo risulta di difficile lettura anche per un pubblico dotato di istruzione superiore. I dati oggettivi confermano la nostra impressione.
Cosa si può fare per rendere più leggibile questa frase? Farla a pezzi. Scomporla in tre-quattro frasi più brevi, ognuna delle quali sia incentrata su un’unica informazione. È possibile? Credo proprio di sì. Provateci, è un buon esercizio.

[Manuale di stile, «Guida agli Enti Locali», 22 gennaio 2000]



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ultima modifica 19/08/2002


Università degli Studi di Padova
1999-2002
A cura di Michele Cortelazzo
Dipartimento di Romanistica
cortmic@unipd.it