Vorrei presentarvi un record. Ho da poco ricevuto una lettera che contiene una delle frasi più lunghe che io abbia mai letto.
Eccola:
Gentile Signora / Gentile Signore,
nell'inviarLe il
secondo numero della nostra Newsletter, cogliamo l'occasione per
comunicarLe, ex L. 31.12.1996 n. 675 "Tutela della persone e di altri
soggetti rispetto al trattamento dei dati personali", che il Suo
nominativo ed indirizzo, da Lei spontaneamente e cortesemente a suo tempo
fornitici, sono come previsto da noi conservati ed utilizzati per poter
provvedere a tale invio e per l'esclusiva finalità di poterLa ancora
informare in futuro, se di Suo interesse, in ordine alle iniziative
espositive, culturali ed attività connesse che si svolgono in Palazzo
Grassi, ritenendo con ciò di farLe cosa gradita consentendoLe di ricevere
tempestivamente, e spesso in anteprima, tali informazioni.
È una
frase di ben 107 parole. Neanche le istruzioni per la compilazione della
dichiarazione dei redditi hanno frasi così lunghe.
Non l’ha scritta un
ente pubblico, anche se l’argomento, forse, lo farebbe credere. L’ha
scritta un ente privato, Palazzo Grassi, un ente in genere molto attento
allo stile, in senso generale. Ma in questa frase di stile ce n’è ben
poco. Come spesso accade, il privato batte il pubblico, anche in
negativo.
Una frase così complessa è esemplare, nel senso che contiene
in sé molte delle caratteristiche negative della scrittura pubblica. La
lunghezza della frase è permessa dall’uso di locuzioni nominali (in
ordine alle iniziative espositive), proposizioni implicite (con cumuli
come ritenendo con ciò di farLe cosa gradita consentendoLe di ricevere
tempestivamente, con due infinitive e due gerundive), incisi (se di
Suo interesse).
Perché una frase così lunga e complessa causa
problemi al lettore? Una prima risposta è facile: perché lo obbliga a
smontare una sequenza di proposizioni concatenate e incapsulate una dentro
l’altra.
Ma c’è un’altra ragione: perché concentra, in una stessa
frase, numerose informazioni, di gerarchia e peso diversi. L’informazione
principale è che i dati personali sono conservati da Palazzo Grassi e
utilizzati per inviare notizie. Ma poi mi si dice anche che la
comunicazione è fatta in occasione dell’invio della Newsletter, che la
comunicazione viene fatta per obbedire a una legge, che io avevo fornito
il mio indirizzo spontaneamente, che Palazzo Grassi ritiene di farmi cosa
gradita inviandomi le notizie. Tutte informazioni necessarie? Tutte
informazioni da mettere nella stessa frase?
Da parte dell’emittente c’è
un’evidente ansia di dire, con estrema precisione, molte cose
sull’argomento della comunicazione. L’emittente vuole dire tutto, e vuole
dirlo subito. Probabilmente con questo ritiene di essere massimamente
trasparente e di andare così incontro al destinatario. In realtà scarica
su di lui il compito di distinguere l’informazione fondamentale da quelle
accessorie e di focalizzare l’attenzione sulla prima. Insomma, crede di
aiutare il lettore, e invece lo penalizza.
Esistono degli strumenti
per misurare la leggibilità dei testi. Ne parleremo in dettaglio un’altra
volta. Il risultato relativo a questa frase è comunque chiarissimo: il suo
indice di leggibilità è molto basso, al punto tale che il testo risulta di
difficile lettura anche per un pubblico dotato di istruzione superiore. I
dati oggettivi confermano la nostra impressione.
Cosa si può fare per
rendere più leggibile questa frase? Farla a pezzi. Scomporla in
tre-quattro frasi più brevi, ognuna delle quali sia incentrata su un’unica
informazione. È possibile? Credo proprio di sì. Provateci, è un buon
esercizio.
[Manuale di stile, «Guida agli Enti Locali», 22
gennaio 2000]