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1. DONNA LEGGIADRA IL CUI BEL NOME HONORA

Donna leggiadra, il cui bel nome honora
L'herbosa val di Rheno, e il nobil varco,
Ben è colui d'ogni valore scarco,
Qual tuo spirto gentil non innamora,

Che dolcemente mostrasi di fuora
De' suoi atti soavi giamai parco,
E i don', che son d'amor saette ed arco,
Là onde l'alta tua virtù s'infiora.

Quando tu vaga parli, o lieta canti
Che mover possa duro alpestre legno,
Guardi ciascun a gli occhi, ed a gli orecchi

L'entrata, chi di te si truova indegno;
Gratia sola di sù gli vaglia, inanti
Che'l dísio amoroso al cuor s'invecchi.

 

2. QUAL IN COLLE ASPRO, A L'IMBRUNIR DI SERA

Qual in colle aspro, a l'imbrunir di sera,
L'avezza giovinetta pastorella
Va bagnando l'herbetta strana e bella
Che mal si spande a disusata spera

Fuor di sua natìa alma primavera,
Così Amor meco insù la lingua snella
Desta il fior novo di strania favella,
Mentre io di te, vezzosamente altera,

Canto, dal mio buon popol non inteso,
E 'l bel Tamigi cangio col bel Arno.
Amor lo volse, ed io a l'altrui peso

Seppi ch' Amor cosa mai volse indarno.
Deh! Foss'il mio cuor lento e 'l duro seno
A chi pianta dal ciel sì buon terreno.

 

3. CANZONE

Ridonsi donne e giovani amorosi
M’accostandosi attorno, e: Perché scrivi,
Perché tu scrivi in lingua ignota e strana
Verseggiando d’amor, e come t’osi?
Dinne, se la tua speme sia mai vana,
E de’ pensieri lo miglior t’arrivi.
Così mi van burlando: Altri rivi,
Altri lidi t’aspettan, ed altre onde
Nelle cui verdi sponde
Spùntati ad hor ad hor a la tua chioma
L’immortal guiderdon d’eterne frondi.
Perché alle spalle tue soverchia soma?
Canzon, dirotti, e tu per me rispondi:
Dice mia donna, e ’l suo dir è il mio cuore:
Questa è lingua di cui si vanta Amore

 

4. DIODATI, E TE'L DIRÒ CON MARAVIGLIA

Diodati, e te 'l dirò con maraviglia,
Quel ritroso io ch'amor spreggiar soléa
E de' suoi lacci spesso mi ridéa
Già caddi, ov'huom dabben talhor s'impiglia.

Nè treccie d'oro, né guancia vermiglia
M'abbaglian sì, ma sotto nova idea
Pellegrina bellezza che 'l cuor bea,
Portamenti alti honesti, e nelle ciglia

Quel sereno fulgor d' amabil nero,
Parole adorne di lingua piu d'una,
E 'l cantar che di mezzo l'hemispero

Traviar ben puo la faticosa Luna;
E degli occhi suoi avventa sì gran fuoco
Che l 'incerar gli orecchi mi fia poco.

 

5. PER CERTO I BEI VOSTR'OCCHI DONNA MIA

Per certo i bei vostr'occhi, Donna mia,
Esser non può che non fian lo mio sole
Sì mi percuoton forte, come ei suole
Per l'arene di Libia, chi s'invia;

Mentre un caldo vapor (né senti' pria)
Da quel lato si spinge ove mi duole,
Che forse amanti nelle lor parole
Chiaman sospir; io non so che si sia:

Parte rinchiusa, e turbida si cela
Scosso mi il petto, e poi n'uscendo poco
Quivi d' attorno o s'agghiaccia, o s'ingiela;

Ma quanto a gli occhi giunge a trovar loco
Tutte le notti a me suol far piovose
Finchè mia Alba rivien colma di rose.

 

6. GIOVANE PIANO, E SEMPLICETTO AMANTE

Giovane piano, e semplicetto amante
Poi che fuggir me stesso in dubbio sono,
Madonna a voi del mio cuor l'humil dono
Farò divoto; io certo a prove tante

L'hebbi fedele, intrepido, costante,
Di pensieri leggiadro, accorto, e buono;
Quando rugge il gran mondo, e scocca il tuono,
S'arma di se, e d'intero diamante,

Tanto del forse, e d' invidia sicuro,
Di timori, e speranze al popol use,
Quanto d'ingegno, e d' alto valor vago,

E di cetra sonora, e delle muse;
Sol troverete in tal parte men duro
Ove Amor mise l'insanabil ago.

 

 

FONTE: S. Baldi, Poesie italiane di Milton, «Studi secenteschi», VII, 1966 e E.A.J. Honigmann (a cura di), Milton's Sonnets, London etc., Macmillan, 1966.