Альманах
Al'manach
[ARCHIVIO]
[Fonte
temporanea
Самиздат Ленинграда 1950-е - 1980-е. Литературная энциклопедия, Под общ. ред. Д.Я. Северюхина, p. 391]
[1-7, 1965-66]
Scheda informativa
Fondato nel 1965 da un gruppo di studenti del primo anno di Lingua e letteratura russa dell'Istituto di Pedagogia. Facevano parte della redazione V. Sažin (direttore responsabile), T. Arkad'eva, L. Eptina, N. Piven', T. Faleva, G. Šalita. Ciascun numero era composto da 14 pagine dattiloscritte con una tiratura di 10 copie. Impaginazione e grafica erano curate da T. Lataeva.
Stando alle parole di Sažin «non esisteva nessun programma preventivo per quanto riguardava il tipo di edizione. C'era soltanto l'intenzione di realizzare delle potenzialità creatrici: l'indole verso la versificazione, per l'analisi del testo e così via. Nessuno dei redattori o dei collaboratori di Al'manach aveva la sensazione di svolgere un'attività clandestina così come nessuno aveva intenzione di dimostrare la propria opposizione all'ordine stabilito». Nella prefazione al primo numero si diceva: «...la redazione non limita la libertà delle opinioni, tenendo a mente che è nella discussione che nasce la verità». Nella prefazione al terzo numero è scritto: «La redazione ha molti progetti. Vogliamo presentare in Al'manach nel modo più completo possibile la creatività dei nostri studenti. Sulle pagine di Al'manach troveranno spazio poesie, racconti, saggi e recensioni. Non possiamo trascurare le questioni più importanti della vita sociale. Anche la pubblicistica sarà rappresentata in Al'manach».
Gli autori erano costituiti dagli studenti dei vari anni di corso. Venivano pubblicate poesie (A. Gol'dberg, S. Zinčenko, G. Šalita e altri), articoli di critica letteraria e saggi, tra questi vanno ricordati l'articolo che venne appositamente scritto per Al'manach da parte del primo regista del Teatro della commedia N. P. Akimov «Riflessioni sulla satira», l'articolo dello studente del corso dell'ultimo anno V. Titin «Una candela che non esaurisce mai la propria fiamma» dedicato ai motivi sociali presenti nella poesia di A. Achmatova (c'erano numerosi rimandi a Requiem, all'epoca ancora inedito), il saggio «La verità, l'onestà e la doppia morale».
Come appendice ad Al'manach V. Sažin e N. Šerman pubblicavano anonimamente delle raccolte sotto il nome di «L'amante dell'autentica letteratura russa, o il Vecchio credente», in cui venivano inserite opere di satira e di saggistica di autori del XVIII secolo. L'ultima (la quinta) pubblicazione del «Vecchio credente» venne inserita tra le pagine del sesto numero di Al'manach. Dopo il settimo numero (primavera del 1966), la presidenza della facoltà, spaventata da alcune pubblicazioni, chiese con fermezza la cessazione delle pubblicazioni.
Alla fine del 1966 gli editori di Al'manach pensarono di dar vita al giornale murale «Vita». Invece il primo numero, rimasto appeso meno di due giorni, fu eliminato per decisione del partito comunista, infastidito da alcuni materiali (in particolare da un articolo pacifista sulla guerra in Vietnam e da un articolo dedicato all'aumento del ruolo sociale dell'intelligencija). Il partito comunista organizzò una discussione pubblica a proposito del giornale, ma senza che ci fossero misure punitive contro i suoi autori. La storia del giornale ha trovato posto nel romanzo di A. Žmaev «Andata e ritorno», frammenti del quale furono pubblicati sulla rivista Časy.
I numeri sono conservati in archivi privati