Голубой бутон

Goluboj buton

[ARCHIVIO]
[Fonte temporanea Самиздат Ленинграда 1950-е - 1980-е. Литературная энциклопедия, Под общ. ред. Д.Я. Северюхина, p. 399]

[Rivista, 1, 1955]

Scheda informativa

Una delle prime riviste samizdat nella Leningrado post-stalinista. Venne pubblicata il 4 novembre 1955 da parte degli studenti di Lettere dell'Università Statale di Leningrado P. Afanas'ev, A. Bogdanov, B. Pupisov e A. Fabričnyj; tutti e quattro vivevano nella casa dello studente dell'Università Statale di Leningrado.

Aveva un volume di 38 pagine dattiloscritte, con una tiratura di 4 copie. Sul frontespizio era indicato: «Goluboj buton (Il bocciolo azzurro). Mensile artistico-letterario e antiartistico. Organo di un libero gruppo di creatori. Primo anno di edizione. N. 1. Novembre. Editore "Noi". Leningrado. 1955». Nella rivista venivano stampate poesie e racconti firmati sotto pseudonimo (Serdceed, Pl. Anin, Chichikajuščij, Chorošen'kij, Sjas', Čičir') e una prefazione dal titolo Che cos'è il "Bocciolo azzurro"? dove venne formulato il credo degli autori: «Lotteremo contro ilgrigiore nella forma e contro la banalità nel contenuto. Ecco glòi unici limiti per la creatività che in tutto il resto dovrà essere libera» (la prefazione era senza firma, l'autore A. Bogdanov).

Versi e prosa della rivista non avevano sfumature politiche, ma la sua uscita suscitò un'immediata reazione degli organi dirigenti del partito e del komsomol. Gli organi di potere erano irritati dal fatto in sé dell'apparizione di un'edizione non passata attraverso la censura. Al plenum del comitato regionale del komsomol gli editori della rivista furono messi sotto attacco. Nel giornale Smena apparve un articolo di denuncia di L. Obrazcova e I. Smirnova «Perché si è schiuso il "Bocciolo azzurro"» — si tratta della prima pubblicazione nella stampa sovietica dedicata al samizdat. Sulla rivista circolarono voci, apparvero delle citazioni sulla stampa estera. I collaboratori del KGB condussero dei «dialoghi» con gli editori; il secondo numero non uscì mai.

L'unico esemplare rimasto si trova in un archivio privato