Предлог
Predlog
Scheda informativa
Le attività di Klub-81, associazione letteraria e artistica di Leningrado passata alla storia come la prima istituzione indipendente riconosciuta dalle autorità, in una complessa altalena di trattative e piccoli compromessi, erano quanto mai multiformi. I principali iniziatori di Klub-81 avevano maturato nel decennio precedente una considerevole esperienza nel circuito non ufficiale – basti pensare a nomi noti come B. Ivanov o I. Adamackij – e puntavano innanzitutto a incentivare, accanto alla varietà delle proposte, la professionalità del lavoro svolto. I progetti elaborati dai gruppi che costituivano l’associazione dovevano esserne la prova: nella prima metà degli anni ’80, oltre alle sottosezioni di poesia, prosa e critica, presto si formarono anche una équipe che si occupava di teatro e un gruppo di traduttori. Le iniziative che facevano capo alle singole sezioni di Klub-81 trovarono il modo di riflettersi anche in una serie di riviste samizdat consacrate ad argomenti specifici, diversamente, poniamo, da quella summa delle più svariate forme di espressione che era Časy. Va da sé che il panorama offerto da Klub-81 fu un buon esempio della nuova tappa che la seconda cultura di Leningrado, ormai configuratasi come una realtà autosufficiente e articolata, raggiunse alla porta degli anni ’80: al di là dell’organo di direzione del Klub, Reguljarnye vedomosti, coordinato da V. Dolinin e S. Korovin, si iniziarono a stampare anche un periodico satirico, Krasnyj ščedrinec, a cura di B. Ivanov, un giornalino per ragazzi, Devočki i mal’čiki, ideato da E. Zedinskaja, e una testata di letterature straniere, Predlog.
Proprio nella mansarda al numero 3 del Prospekt Černyševskogo, la sede che nel 1984 le autorità avevano assegnato a Klub-81, venne abbozzata l’idea di un nuovo samizdatskij žurnal interamente dedicato alle traduzioni letterarie da diverse lingue in russo. Com’è noto, ampie rubriche di traduzioni avevano sempre trovato spazio nella stampa non ufficiale di Leningrado: basti pensare alle pagine di poesia, prosa e saggistica straniere pubblicate con regolarità su Časy, ma anche su 37, su Severnaja počta oppure su Obvodnyj kanal, oltre ai corposi supplementi usciti in allegato alle riviste stesse. Ciononostante, il gruppo dei traduttori legati a Klub-81 sentiva fortemente l’esigenza di andare oltre e dare corpo a una rivista organica di letteratura straniera. Il primo comitato di redazione sarà composto da S. Magid, S. Chrenov, M. Iossel’, M. Chazin, A. Dragomoščenko e V. Kučerjavkin: come la maggior parte degli accoliti di Klub-81, i poeti-traduttori di Predlog erano anch’essi relativamente conosciuti nel circuito clandestino (oltre alle numerose traduzioni su Časy, anche i versi originali di un A. Dragomoščenko o di un S. Magid avevano trovato spazio, ad esempio, nell’antologia Ostrova del 1982). Il nome suggerito da A. Dragomoščenko, Predlog, giocava con la duplice valenza semantica del termine russo: “preposizione”, ovvero particella grammaticale volta a connettere parole tra loro diverse, ma anche “pretesto” per intraprendere qualcosa; in questo senso, la rivista doveva essere il pretesto per intrecciare una sorta di legame tra la letteratura russa e quelle straniere.
In tutto Predlog, che uscì, salvo alcune eccezioni, a cadenza trimestrale, comprese 18 numeri e 17 supplementi monografici, stampati con una tiratura di circa venti copie tra il 1984 e il 1989: com’è noto, nel 1988 il Klub-81 venne sciolto sull’onda della progressiva legittimazione della cultura non ufficiale – per non parlare del fatto che molti suoi collaboratori erano già emigrati o si apprestavano a farlo – e l’attività delle riviste che vi facevano capo si esaurì da sé.
Lo spunto concreto che diede il via al progetto, e questo è un fatto piuttosto curioso, venne da alcune traduzioni di poesia estone e lituana, cui S. Magid si era appassionato riconoscendovi delle peculiarità difficilmente riscontrabili nella coeva poesia russa (dagli echi paganeggianti dei testi lituani al verso libero estone: nella Pribaltika, del resto, le maglie della censura erano senz’altro più allentate rispetto a quanto avveniva a Leningrado). Un altro noto collaboratore di Klub-81, S. Zav’jalov, poeta e filologo classico di formazione, da parte sua pensava di stampare alcune traduzioni dalla lingua ugro-finnica della Repubblica di Mordovia, di cui era orginario. L’idea che sta alla base di Predlog andò dunque delineandosi grazie al comune interesse per alcune culture dell’Unione, effettivamente rappresentate sulle pagine della rivista, anche se, fin da subito, quest’ultima si concentrò perlopiù su quanto provenisse dall’Europa e, soprattutto, dagli Stati Uniti. Predlog è stata spesso definita la versione clandestina di Inostrannaja literatura, la celeberrima rivista ufficiale di traduzioni fondata nel 1955. Inoltre, però, come osservarono giustamente B. Ostanin e A. Kobak nelle loro recensioni su Časy, i redattori di Predlog guardavano al modello della californiana Sulfur, fondata dal poeta e traduttore C. Eshleman nel 1981 (e attiva, aggiungiamo, fino al 2000). Sulfur, che comprendeva pagine di poesia, traduzioni, critica letteraria e artistica, era aperta innanzitutto alla sperimentazione di testi lontani da quanto veniva elogiato nelle prestigiose testate istituzionali, dal New Yorker alla Nation. Tra le altre cose, l’attenzione dedicata da Sulfur al nascente fenomeno del postmoderno non mancherà di influenzare anche le scelte editoriali di Predlog.
Sfogliando gli indici di Predlog che ci è stato possibile rintracciare, la predominanza della letteratura anglo-americana salta immediatamente all’occhio, ed è altrettanto schiacciante anche se si scorrono i titoli delle opere stampate integralmente nei supplementi (da una raccolta di liriche di K. Abbott alle pièces di P. Shaffer e T. Stoppard) Questo dipende senz’altro dal fatto che i redattori di Predlog erano quasi tutti anglisti di formazione, ma anche dal fascino esercitato da alcune figure della poesia americana più recente – uno su tutti C. Bukowski –, tra versi liberi e rappresentazione senza veli né filtri di una realtà che, in terra sovietica, non poteva certo accedere alla carta stampata. Si ricordino, in particolare, le selezioni di poesia e prosa americane, con speciale attenzione per la beat generation e il gruppo californiano della Bay Area, presentate nei numeri 1, 3, 7, 10 e 13 con il contributo consistente di M. Iossel’, oggi docente di teoria della letteratura negli Stati Uniti. L’interesse per la letteratura anglofona, comunque, risulta evidente anche dalle traduzioni di testi più classici di W. C. Williams (№ 1), W. Yeats (№ 3), E. Pound (№ 6) S. Beckett (№ 8), o W. Shakespeare (№ 12). La compresenza di autori più o meno recenti è sicuramente motivata dal fatto che, dato l’isolamento dell’Unione Sovietica, molti capolavori del modernismo europeo respinti dalla censura vennero scoperti nel circuito non ufficiale relativamente tardi, parallelamente alle ultime novità editoriali. Di conseguenza, ragionare in una prospettiva storicistica si rivelava ben difficile.
La rivista era suddivisa nelle seguenti rubriche:
Inoltre, vennero sporadicamente aggiunte rubriche come Džas/Izobrazitel’noe iskusstvo [Jazz/Arti figurative], Portret chudožnika [Ritratto di un artista] e Kinematografija [Cinematografia], dove comparve la traduzione di un’intervista ad A. Tarkovskij uscita in occidente (№ 7). Particolarmente interessante è il numero 9, uscito nell’estate del 1986 e corredato dalle immagini di artisti che esponevano presso il Klub-81, che presentava inoltre, in copertina, un fotomontaggio molto poetico di Yves Klein, intitolato “Il pittore dello spazio si lascia cadere nel vuoto”; allo stesso Klein era dedicata, in quel numero, la rubrica Ritratto di un artista. I profili dei poeti, prosatori, drammaturghi e critici pubblicati su Predlog, erano sinteticamente passati in rassegna alla fine di ogni numero.
In generale, l’obiettivo dei redattori di Predlog era, da un lato, proporre nuove versioni russe anche di testi già noti, contrapponendosi polemicamente sia al periodo aureo delle traduzioni moderniste – di cui, comunque, riconoscevano il valore – sia, naturalmente, a quanto si pubblicava su Inostrannaja literatura, spesso all’insegna di uno stile semplice e uniformato che non poteva ovviamente rendere giustizia agli autori tradotti; dall’altro, in Predlog dovevano trovare spazio personalità poco gradite alla cultura ufficiale, come i già citati poeti americani à la Bukowski. In realtà, e anche questo è ammesso da chi collaborò a Predlog, la stampa ufficiale aveva riservato non poche sorprese nella selezione dei testi stranieri pubblicati in traduzione: su Inostrannaja literatura si poteva leggere, ad esempio, P. Eluard, solo perchè si era dichiarato comunista, o E. Hemingway, perchè aveva scritto contro la guerra, o, ancora, autori che di ideologico avevano poco o niente, ma provenivano dai paesi del patto di Varsavia e dunque meritavano di essere diffusi in Unione Sovietica a prescindere. Ciononostante, va da sé la rosa dei temi pubblicabili secondo le regole ferree della censura era comunque molto ridotta. Per questo i poeti-traduttori di Klub-81, come nella migliore tradizione del samizdat, si proponevano di presentare autori e testi in piena libertà, non di rado inediti in russo: i materiali destinati in seguito alla traduzione arrivavano tra le loro mani, con una buona dose di casualità, tramite gli stranieri in visita a Leningrado, nelle botteghe di libri usati del Litejnyj prospekt, dove non di rado si vendevano “in nero” volumi portati clandestinamente dall’estero, o presso le biblioteche interne ai consolati, ad esempio quello francese.
a cura di Francesca Lazzarin