Proměny
(1964-1991)
Scheda informativa
Si tratta di una rivista trimestrale di orientamento conservatore pubblicata dalla “Společnost pro vědy a umění (SVU)” di New York. L’intento della rivista Proměny era quello di presentare i lavori degli studiosi e degli artisti di origine ceca e slovacca che vivevano al di fuori della Cortina di ferro. Il titolo del trimestrale si rifà al celebre “Le metamorfosi” di Ovidio (e quindi alla tradizione culturale classica) e contemporaneamente all’idea di un mondo che si trasforma in maniera dinamica – e questo anche dal punto di vista politico – sotto l’influsso delle scienze e delle tecniche moderne. Il primo redattore è stato Ladislav Radimský (1964-70); dopo la sua morte la rivista Proměny è stata redatta da Jiří Škvor (dal 1971 al 1979, mentre dal 1977 è stato indicato come caporedattore e redattore responsabile), Josef Staša (1979-82), Branislav Štefánek (1982), Karel Hrubý (1983-91) e Zdenka Brodská (è stata redattrice esecutiva negli anni 1984-91). I numeri regolari dell’omonima rivista pubblicata in lingua slovacca e intitolata Premeny (che a partire dal 1981 ha cominciato a uscire una sola volta all’anno) venivano redatti da Jozef Špetko. Nel biennio 1980-82 esisteva anche la funzione di coordinatore, che è stata ricoperta da Karel Hrubý, Ladislav Matějka e Branislav Štefánek; nel biennio 1977-79 sono stati presentati come rappresentanti del redattore responsabile Hana Ciprisová, Richard Drtina e Zdena Salivarová. Alla gestione del trimestrale Proměny ha collaborato anche un consiglio redazionale; inoltre negli anni 1977-79 hanno partecipato all’organizzazione anche i cosiddetti “reporter qualificati”.
Con il suo sforzo di presentare tutti gli aspetti importanti della vita culturale e scientifica dell’esilio ceco e slovacco, il trimestrale Proměny si ricollegava alla concezione originaria della rivista Sklizeň di Antonín Vlach (rivista che, però, non fu in grado di realizzare tale progetto e alla fine degli anni Sessanta venne definitivamente chiusa). Nella rivista Proměny gli articoli degli autori slovacchi uscivano in lingua slovacca e la volontà di unire l’esilio ceco e slovacco era dimostrata dapprima dal fatto che la tiratura e i titoli di alcune rubriche uscivano nella traduzione slovacca, e più tardi dalla pubblicazione di interi numeri in lingua slovacca. Le annate curate da Ladislav Radimský sono caratterizzate da una straordinaria varietà di tematiche specialistiche. Oltre a saggi filosofici (scritti da autori quali Antonín Cekota, Václav Hlavatý, Joža Procházka, Matthew Spinka e Věra Stárková), storiografici (Karel Bělský, Jaroslav F. Chmelíček, Martin Kvetko, Ján Papánek, Karel Schwarzenberg, Juraj Slávik, Miloš Šebor e molti altri), artistico-scientifici e politico-culturali (citiamo, tra i vari, Jaroslav Jíra, Zdenka Münzrová e Otakar Odložilík), la rivista Proměny si interessava occasionalmente anche alle scienze naturali (ricordiamo, ad esempio, i testi di Josef Kratochvil) e ai problemi economici e sociologici (citiamo, tra i molti, i contributi di Antonín Basch, Bohumil Kobliha e Alois Rozehnal). Le tematiche dell’esilio non venivano affrontate di frequente nella rivista Proměny, e quando comparivano non venivano analizzate sotto il profilo politico, ma veniva presentata una riflessione generale sul problema dell’emigrazione o eventualmente una valutazione degli avvenimenti importanti e delle attività della realtà dell’esilio (ricordiamo, ad esempio, i testi scritti da Vratislav Bušek, Vojtěch Nevlud-Duben, Ladislav Radimský, P. Želivan, e pubblicati soprattutto nelle rubriche “Rozhovory a polemiky” e “Rozpravy”). L’aumento degli studi di carattere politico coincide con il periodo della Primavera di Praga e con quello immediatamente successivo; tra gli autori che si sono occupati di queste tematiche comparvero per la prima volta i pubblicisti appartenenti all’ondata migratoria conseguente all’invasione sovietica dell’agosto 1968 (ricordiamo soprattutto Ivan Pfaff e Ivan Sviták).
La redazione della rivista Proměny ha dedicato un ampio spazio alla letteratura e alla scienza letteraria. Nelle rubriche “Naše nová poezie” e “Beletrie” (Beletria) hanno pubblicato i loro nuovi lavori vari poeti, tra i quali Jiřina Fuchsová, Marie Glabazňová, Gertruda Goepfertová-Gruberová, Aurelie Jeníková, Pavel Javor, Ivan Jelínek, Přemek Kocián, Pavel Kolda, František Listopad, Chrysostom Mastik, Jiří Morava, Michal Racek, Zdeněk Salzmann, Ivan Schneedorfer, Ludvík Sláma, Inka Smutná, Olga Valeská, Robert Vlach (apparso anche con lo pseudonimo Jiří Kavka), L. N. Zvěřina, nonché numeri prosatori, come ad esempio Andrej Eliáš, Gertruda Goepfertová-Gruberová, Jiří Klobouk, Michal Racek, Rudolf Skukálek, Bedřich Svatoš, Ivan Sviták, Vilém Špalek (ha usato lo pseudonimo di Gran Embustero), Otakar Štorch, Vladimír Vaněk e Robert Vlach (in ambito prosastico usava l’appellativo di Alfa). Hanno pubblicato i loro ricordi varie personalità, tra cui Egon Hostovský e Johannes Urzidil. Gli studi scientifico-letterari non erano incentrati solo sulla letteratura ceca, ma seguivano anche gli sviluppi attuali della letteratura mondiale (certamente l’autore che ha fornito i maggior contributi in quest’ambito è stato Pavel Želivan). La rubrica “Setkání”, con i suoi poeti di fama internazionale, ha contributo a presentare al pubblico le nuove traduzioni poetiche che a volte erano introdotte da un saggio.
I primi numeri della rivista Proměny riflettevano il periodo storico in cui la rivista era stata fondata: la redazione, infatti, cercava non solo di riflettere su ciò che accadeva all’interno della cerchia dell’elite intellettuale dell’esilio, ma anche di prestare attenzione al graduale disgelo politico-culturale in Cecoslovacchia. Questo è dimostrato sia dalla rubrica regolare di Antonín Kratochvil intitolata “Přehled událostí na kulturní frontě v Československu” (chiamata poi nel periodo della normalizzazione “Literární scéna v Československu a různé další obměny”), che evidenziava i cambiamenti nella vita letteraria e culturale della Cecoslovacchia degli anni 1967-1979, sia dalla scelta dei libri recensiti. Infatti, oltre ai nuovi titoli della letteratura socio-scientifica mondiale e alle opere ceche provenienti dal mondo dell’esilio, la rivista Proměny presentava anche le principali opere letterarie degli anni Sessanta apparse in Cecoslovacchia (tra i vari autori ricordiamo L. Aškenazy, V. Černý, V. Havel, B. Hrabal, M. Kundera, J. Mucha, V. Neff, J. Putík, J. Seifert, J. Suchý, J. Škvorecký, I. Vyskočil e molti altri). Tra i più assidui recensori che hanno pubblicato nella rubrica “Kritické marginálie” troviamo Paul Baker, Vratislav Bušek, Petr Den (pseudonimo di L. Radimský), Vojtěch Nevlud-Duben, Karel Schwarzenberg e Věra Stárková; successivamente in questa rubrica pubblicarono i loro contributi anche altre personalità, tra le quali Oldřich Blatný, Karel Kříž, Hanuš J. Lexa, Zdenka Münzrová, Miloš Šebor, Rudolf Šturm, Jiří Veselý, L. N. Zvěřina e Antonín Měšťan. Il successore di Ladislav Radimský nella funzione di redattore, Jiří Škvor (che in ambito poetico si nascondeva dietro lo pseudonimo di Pavel Javor), cercò di mantenere la concezione originaria del trimestrale, ma dovette fare i conti con la nuova situazione conseguente alla repressione della Primavera di Praga. L’ondata migratoria successiva all’invasione sovietica dell’agosto 1968, infatti, ampliò notevolmente la cerchia degli esuli e cominciarono a collaborare anche alcuni degli emigrati che si trovavano in esilio dal periodo successivo al colpo di stato comunista del febbraio 1948. In questi anni i saggi e le riflessioni di carattere letterario e culturale furono pubblicati da varie personalità, tra cui Dušan Břeský, Antonín Dostál, Vilém Hejl, Josef Jedlička, Antonín J. Liehm, Milada Součková (ha scritto sul poeta ceco Ivan Blatný nel numero 2/1979), František Svejkovský (nel numero 4/1979 ha pubblicato “Fejeton Leoše Janáčka”), Ivan Sviták (tra le varie cose ha pubblicato il saggio “Sartre jako literární kritik” nel numero 1 e 2 del 1975), Josef Škvorecký (ad esempio la lezione sul genere poliziesco intitolata “Objev v Čapkovi” e apparsa nel numero 1/1975) e Pavel J. Trenský (ad esempio il saggio “České drama v exilu” pubblicato nel numero 3/1978 dove viene analizzata soprattutto la produzione di Václav Havel, Ivan Klíma e Pavel Kohout). Numerosi racconti, poesie e brani tratti da importanti opere prosastiche sono stati pubblicati da autori come Jan Beneš, Antonín Brousek, Hana Ciprisová, Vladimíra Čerepková, Esther Kales, Karel Kryl, Zdena Salivarová, Milada Součková, Jiří Sýkora, Josef Škvorecký e Jaroslav Vejvoda. Nei numeri 3/1975-1/1976 sono uscite le lettere intitolate “Dopisy Anně” (si tratta delle lettere ad Anna Nepeřená del 1905) di Karel Čapek nell’edizione di Libuše Obrusníková. Le tematiche economiche sono state affrontate da Benedikt Korda, Milíč Kybal, Ivo Moravčík, Radoslav Selucký e da molti altri, mentre gli sviluppi politici nazionali e internazionali sono stati analizzati da varie angolature a sotto vari profili da numerose personalità, tra cui Jaroslav Bouček, Jiří Hochman, Vlastislav Chalupa, Vladimír V. Kusín, Mojmír Povolný, Rio Preisner e Čeněk Torn. Le tematiche di carattere storico sono state affrontate, ad esempio, da Milíč Čapek, Josef Kalvoda e Vilém Prečan; spesso sono comparsi anche studi e articoli musicologici pubblicati da Zdenka E. Fischmannová, Karel Husa, Vladimír Karbusický, Jiří Malát, Miloš Vítek e molti altri. Durante il periodo della normalizzazione della Cecoslovacchia nella rivista Proměny si ristrinse sempre più lo spazio dedicato alle riflessioni sul significato dell’esilio e diminuirono anche le riflessioni sulla condizione dell’esule (si vedano comunque ad esempio Miloš Bondy, M. F. Malik, Ferdinand Peroutka).
A un sostanziale cambiamento della rivista sotto il profilo concettuale si arrivò a cavallo degli anni Settanta e Ottanta. La nuova redazione della rivista Proměny chiuse infatti le rubriche che presentavano la produzione letteraria originale e cominciò a essere discussa sempre più frequentemente la letteratura samizdat pubblicata dall’editoria dell’esilio. Anche se in misura minore, la poesia continuava a essere pubblicata (citiamo, ad esempio, Ivan Blatný, Ivan Diviš, Jiřina Hauková, Vladimír Holan, Petr Král, Jiří Kolář, Oldřich Mikulášek e Jan Skácel), ed era ora dominante la prosa (tra i vari ricordiamo Bohumil Hrabal, Eva Kantůrková, Lubomír Martínek, Karel Pecka, ma anche fejetony di Ludvík Vaculík e i saggi di Václav Havel). Tra gli studi specialistici prevalevano i testi scientifico-letterari, scritti sia dagli autori dell’esilio (ricordiamo, tra i vari, Igor Hájek, Vilém Hejel – ad esempio “Poznámky čtenáře českých detektivek” nel numero 2/1979 – , Karel Hvížďala – nel numero 1/1989 ha pubblicato un testo sullo sviluppo del romanzo ceco dopo il 1970 – , Květoslav Chvatík – ha pubblicato alcuni studi sui prosatori contemporanei e nel numero 4/1985 l’articolo intitolato “Jan Mukařovský a Pražský lingvistický kroužek”–, Helena Kosková, Antonín Měšťan, Rio Preisner – ricordiamo “Pavana pro Ivana Diviše” pubblicato nel numero 1/1980 – Milada Součková – alla sua opera è stata anche dedicata una costante attenzione analitica), sia da quelli rimasti in patria (come ad esempio Václav Černý, Miroslav Červenka, Jindřich Chalupecký – ha pubblicato “Cesta Jiřího Koláře” nel numero 1/1980 –, Zdeněk Kalista e Jan Lopatka), ma anche dai boemisti stranieri (ricordiamo, tra i vari, William Harkins, Michael Henry Heim, Robert Pynsent e René Wellek). Alle tematiche storiche e politiche hanno dedicato attenzione negli anni Ottanta autori come Johann Wolfgang Brügel, Jaroslav Krejčí, Jan Křen, Milan Kundera (citiamo, ad esempio, il celebre testo “Únos Západu” pubblicato nel numero 1/1986), Ján Mlynárik, František Schwarzenberg e Pavel Tigrid; gli studi filosofici e teologici sono stati pubblicati invece da Václav Bělohradský, Ladislav Hejdánek, Božena Komárková, Erazim Kohák, J. M. Lochman, Radim Palouš, Jan Patočka (sono stati presentati anche diversi suoi testi scritti in precedenza), Karel Skalický e molti altri. Sono apparsi anche brani tratti dai libri preparati dall’editoria dell’esilio: spesso si trattava di letteratura dei fatti o di memorie (ricordiamo, ad esempio, Václav Černý, Prokop Drtina, Jaroslav Seifert, Eduard Táborský).
Alcuni numeri della rivista Proměny erano monotematici: il numero 3/1973 è stato dedicato alla vita e all’opera del bizantologo František Dvorník; il numero 2/1977 contiene i contributi presentati alla conferenza della “Společnost pro vědy a umění” svoltasi a Interlaken, in Svizzera, legati alla tematica “Filozofie českých a slovenských dějin”; nel numero 4/1980 compaiono i testi presentati alla conferenza “Masarykův humanitní odkaz” organizzata dalla “Společnost pro vědy a umění” proprio nel 1980; il numero 1/1987 è dedicato alla vita e all’opera di Jan Patočka (contiene anche la bibliografia dei suoi lavori); quasi tutto il numero 1/1991 è incentrato su Milan Kundera. In alcuni altri numeri si possono trovare certe unità tematiche: ad esempio gran parte del numero 4/1970 è dedicato al pedagogista J. A. Komenský; fino al numero 2/1981 e 1/1982 la redazione ha inserito alcuni studi dedicati alla figura di Josef Švejk (il tema di Švejk si ripresenterà anche in seguito); il numero 3/1982 presenta una selezione tratta dall’opera miscellanea samizdat uscita a Praga “Masarykův sborník”; gran parte del numero 4/1983 si occupa della storia e dell’importanza del Teatro Nazionale di Praga; nel numero 2/1985 sono comparsi studi e discussioni sul romanzo di Vaculík “Český snář”; il numero 2/1987 è in parte dedicato al decimo anniversario di Charta 77 e ad alcuni suoi esponenti; nel numero 3/1989 si trova una serie di contributi che si occupano della vita e dell’opera dello scrittore slovacco Dominik Tatarka. Molti dei testi pubblicati nei numeri degli anni Novanta riflettono il cambiamento della situazione politica della Cecoslovacchia e degli altri paesi dell’Europa centrale.
La rivista Proměny è stata chiusa nel 1991; dopo una breve pausa editoriale avrebbe dovuto essere rinnovata nel 1994 (la “Společnost pro vědy a umění” designò come redattore responsabile Mojmír Grygar), ma non venne pubblicato nessun numero. La “Společnost pro vědy a umění”, assieme all’associazione “Sdružení československých exulantů ve Velké Británii”, pubblicò anche una scelta di saggi tratti dalle annate 1984-89 con il titolo “Společnost a kultura britská skupina” (Lancaster 1990).
[M. Přibáň, “Proměny”, Slovník české literatury po roce 1945, <http://www.slovnikceskeliteratury.cz/showContent.jsp?docId=190&hl=PROM%C4%9ANY+>]
Traduzione a cura di Stefania Mella