Reportér

(dal 1984)

[ARCHIVIO]

Scheda informativa

Si tratta di una rivista bimestrale, di carattere socio-politico e culturale, che si rifaceva sia all’omonima rivista pubblicata a Praga negli anni 1966-1969 sia alla rivista dell’esilio Magazín, pubblicata a Zurigo dal 1972 al 1983.

La rivista è stata fondata nel 1984 su iniziativa di Ludvík Friede, Jiří Lederer e Vladimír Škutina e veniva pubblicata da Ludvík Friede nella casa editrice “Polygon-Verlag” di Zurigo. La funzione di redattore è stata ricoperta da Vladimír Škutina (dall’inizio fino al numero 5/1990), Jaroslav Lambert (dal numero 6/1990 al numero 2/1995). L’aspetto grafico della rivista Reportér è stato curato da Kamil Duben (dal numero 1/1984 al numero 3/1985), Karel Trinkewitz (dal numero 1/1985 al numero 4/1986), Milan Cimburek e Jan Kristofori (entrambi dal numero 1/1991 al numero 3/1992 – successivamente hanno lavorato come collaboratori della redazione).

La rivista Reportér era destinata soprattutto ai lettori cecoslovacchi che si trovavano in esilio, ma l’editore non si opponeva nemmeno alla distribuzione della rivista in Cecoslovacchia. Il bimestrale si concentrava sin dall’inizio sulle questioni politiche, ciononostante i suoi collaboratori godevano di una certa libertà nella scelta delle tematiche da affrontare. Nella rivista Reportér prevalevano i materiali che esprimevano i punti di vista dei singoli autori riguardo agli sviluppi politici del presente e del passato; in misura minore comparivano anche notiziari e analisi informative. Numerosi sono stati gli articoli che hanno innescato un’animata discussione sia tra i corrispondenti di Reportér che tra i suoi lettori: lo scopo principale della rivista era, infatti, proprio quello di fornire uno spazio per la discussione e il confronto. Il risultato di questa concezione fu però la comparsa di alcuni contributi che presentavano argomentazioni povere, a volte al limite dello scandalo e del gossip. Le discussioni e le polemiche comparivano nella rubrica “Dopisy”, che nei numeri degli anni Ottanta veniva inserita nelle prime pagine della rivista. Tra i temi più caldi di discussione ci sono stati quelli relativi all’espulsione dei tedeschi dalla Cecoslovacchia dopo la Seconda guerra mondiale e all’atteggiamento politico di Miloš Forman (nel 1985); c’è stata inoltre un’ampia discussione sul rapporto tra gli esuli incapaci di attualizzare le proprie idee e quelli che accettarono l’offerta ufficiale da parte del governo del proprio paese sul cosiddetto “upravení vztahů s ČSSR” [“riconciliamento con la Repubblica socialista cecoslovacca”] (questo dibattito è stato molto intenso nella seconda metà degli anni Ottanta, soprattutto nel 1988). Oltre a commenti e contributi polemici comparivano occasionalmente anche interviste, notiziari culturali e recensioni (quest’ultime comparivano nei primi anni nella rubrica “ELK-Exilový literární klub” – tra gli autori che hanno fornito le recensioni più significative vanno ricordati Helena Kosková, Blanka Kubešová, Antonín Měšťan, Karel Gelnar, Tomáš Novotný e Jan Procházka). Già durante i primi anni la redazione fu in grado di costruire una rete numerosa di collaboratori cechi e slovacchi in molti paesi dell’Europa, dell’America settentrionale e dell’Australia. Fra gli autori che collaborarono in modo quasi permanente con la rivista ricordiamo, oltre a quelli sopraccitati, anche Přemysl Barák, Jan Beneš, Jindřich Bernard, Zbyněk Čeřovský, Jan Drábek, Ota Filip, Josef Frolík (ha pubblicato ad esempio alcuni articoli sulle pratiche adottate dalla StB negli anni Cinquanta e Sessanta), Jiří Hochman, Adolf F. J. Karlovský, Josef Koláček, Jiří Krupička, Tomáš Krystlík, Vladimír Kříž, Jiří Křížek, Ela Ledererová, Jindřich Lion, Frank Marlow, Ján Mlynárik, Jiří Morava, Karel Nešvera, Luděk Pachman, Miriam Paletová, Václav Panocha, Jožka Pejskar, Stanislav Reiniš, František Schwarzenberg, Jožka Staněk, Jindřich Stikarovský (ricordiamo la sua rubrica “personale” intitolata “Hovory jihoafrické”), Pavel Stiller, Rudolf Ströbinger, Ivan Sviták, Karel Trinkewitz, Ota Ulč, Vladimír Valenta (citiamo, ad esempio, la sua rubrica “personale” intitolata “U nás v Albertě”), Vladimír Veit (assieme a Karel Šindelář ha pubblicato nel numero 6/1985 una parodia del testo della canzone “Šla Nanynka do zelí”), Václav Výtvar, Vratislav Zbuzek, Otakar Zoufalý e molti altri.

Nella rubrica Reportér comparivano anche contributi dei corrispondenti che vivevano in Cecoslovacchia firmati con una cifra, che però ovviamente non erano mai autentici. Nelle prime annate i contributi letterari e umoristici venivano inseriti nella rubrica “Magazín”, che avrebbe dovuto rappresentare la continuazione dell’omonima rivista originale, ma è apparsa per l’ultima volta nel numero 6/1986.

Nel 1990, dopo la Rivoluzione di velluto e in seguito alla riapertura della rivista praghese Reportér, la rivista ha cambiato il proprio titolo in “Reportér-Polygon”; dal 1991 ha cominciato a uscire invece come “Polygon-Reportér”, mentre dal 1994, dopo l’unificazione con una parte della redazione della rivista bimestrale Západ che usciva ad Ottawa, in Canada, è stata pubblicata con il titolo Polygon–(Reportér-Západ). A partire dal 1995 è uscita infine con il titolo Polygon. Nonostante i cambiamenti politici conseguenti alla caduta del regime comunista la concezione ideologica della rivista non ha subito mutazioni, anche se ha assunto spesso e volentieri un atteggiamento molto critico nei confronti della nuova realtà politica del paese.

La nuova rubrica regolare intitolata “Život v našich republikách”, redatta dai collaboratori di Brno Jaroslav Bohanes e Dušan Novák, seguiva i cambiamenti politici ed economici in Cecoslovacchia (dopo la morte di Bohanes la rubrica è stata condotta da Josef Landergott che l’ha resa una rubrica di carattere più frivolo). In questi anni la rete di collaboratori cominciò gradualmente a cambiare; nel 1991 l’ex redattore e cofondatore della rivista, Vladimír Škutina, arrivò perfino a distanziarsi pubblicamente dalla rivista in segno di protesta contro il modo usato da Polygon per scrivere su Václav Havel.

La rubrica di Vladimír Valenta intitolata “Komentáře” e quella di J. Stikarovský intitolata “Země česká, domov můj” non subirono cambiamenti; fra i più attivi collaboratori degli anni Novanta troviamo J. Beneš, Libor Brom, Marcela Čechová (dal 1995 è comparsa nella rubrica di viaggi “Výlety do světa”), Milan Hulík, Václav Jakoubek, Robert F. Lamberg (nel 1991 ha cominciato a pubblicare in modo irregolare le memorie “Pod praporem Čepičky jenerála”), Zdeněk Leiner, J. Loewy (apparso nella rubrica “Glosy”), Jiří Říha, Michaela Swinkels-Nováková, Pavel Verner e molti altri.

Negli anni Novanta la rivista Polygon, oltre a criticare a priori gli sviluppi successivi la Rivoluzione di velluto e l’attività di tutti i più importanti uomini politici e partiti politici, si concentrò sulla discussione relativa ai cosiddetti “Cibulkovy seznamy”, ossia gli elenchi dei collaboratori segreti della polizia segreta pubblicati da Petr Cibulka nel 1992 (molti contributi riguardavano la citazione del nome di Zdena Salivarová e la pubblicazione di “Osočení”, l’antologia che raccoglie i contributi delle persone accusate ingiustamente di collaborare con la StB e che la casa editrice “68-Publishers” pubblicò come reazione ai “Cibulkovy seznamy”). Una serie di materiali era riferita anche alla rivista rivale Západ-today, fondata dopo che la redazione della rivista originaria Západ si divise in due parti, una delle quali iniziò a collaborare con la rivista Polygon.


[L. Formanová, J. Gruntorád, Michal Přibáň, Exilová periodika. Katalog periodik českého a slovenského exilu a krajanských tisků vydávaných po roce 1945, Praha 2000, pp. 237-239]

Traduzione a cura di Stefania Mella