Svědectví

(1956-1992)

Scheda informativa

Si tratta forse della più importante rivista dell’esilio, che è apparsa per la prima volta il 28 ottobre 1956 a New York, sulla base del modello della nota rivista dell’emigrazione polacca Kultura, fondata da Jerzy Giedroyc. Dal 1960 ha cominciato a uscire a Parigi e negli anni 1990-1992 è stata invece pubblicata a Praga. Negli anni 1956-1990 aveva il sottotitolo “Čtvrtletník pro politiku a kulturu” [“Trimestrale di politica e cultura”], mentre nel periodo 1990-1992 è apparso il titolo Svědectví pro ty, kdo chtĕjí vědět víc.

L’editore era all’inizio Jiří Horák (per i numeri 1/1956-16/1962), e poi anche Radomír Luža (dal numero 5/1958 al 20/1963); dal numero 21 il nome dell’editore non è stato riportato e gli ultimi numeri sono usciti presso la casa editrice Melantrich a Praga. I numeri dell’esilio e i primi numeri usciti a Praga sono stati redatti da Pavel Tigrid (1956-1991), i numeri 89-90 sono stati redatti invece in collaborazione con Anna Koutná-Tesařová, Ilja Kuneš, Jan Pelc e Marek Skolil, mentre il numero 91 in collaborazione con Hana Griffmanová, Karel Kühnl, Jan Otava, Jan Pelc, Lída Rakušanová, Jacques Rupnik, Milan Schulz e Marek Skolil; il numero 92 (1991) è stato invece redatto da Jiří Kovtun e Jacques Rupnik, mentre il 93 (1992) solo da Jacques Rupnik. L’aspetto grafico era curato da Ladislav Sutnar, mentre l’amministrazione veniva gestita da Josef Ševčík (fino al numero 14) e da Jaroslav Orzala (dal numero 17 al numero 88); dell’amministrazione dei numeri praghesi si è occupata Monika Kaslová. Nel consiglio redazionale hanno operato Vilém Brzorád (per i numeri 1-18, 34-71), Jan Čep (per i numeri 13-20, 27-47), Jiří Horák (per i numeri 1-16, 48-71), Josef Jonáš (dal numero 71), Jiří Kárnet (per i numeri 1-16), Jan M. Kolár (solo per il numero 1), Emil Kovtun (per i numeri 1-5, 17-47), Jiří Kovtun (dal numero 48), Radomír Luža (fino al numero 71), Vladimír Peška (per i numeri 17-26), Mojmír Povolný (fino al numero 71), Jan Starý (per i numeri 19-33), Josef Ševčík (per i numeri 2-14) e Pavel Tigrid (dal numero 2). Dal numero 72 il consiglio redazionale è stato presentato in modo anonimo (ne hanno fatto parte, tra gli altri, Ilja Kuneš, Jan Otava e Jacques Rupnik). I numeri 59 e 62 sono stati preparati a Praga: nel primo caso la preparazione redazionale è stata eseguita da Václav Havel, Petr Pithart e Ludvík Vaculík, mentre nel secondo caso da Egon Bondy, Ivan M. Jirous e Jiří Němec.

La rivista Svědectví era destinata soprattutto ai lettori in Cecoslovacchia (il primo numero uscì in una tiratura di 1000 copie e in Cecoslovacchia ne furono spedite 150; l’ultimo numero dell’esilio, il numero 88, uscì in una tiratura di 21 000 esemplari e in Cecoslovacchia ne furono inviati 15 000), e così il contenuto della rivista era incentrato soprattutto sulla situazione politica internazionale e della Cecoslovacchia, mentre agli avvenimenti dell’esilio cecoslovacco veniva prestata un’attenzione marginale. La struttura della rivista era ben delineata già a partire dai primi numeri ed è stata poi per lo più rispettata per tutti i decenni a seguire. La maggior parte dei numeri era aperta dalla rubrica “Poznámky k událostem” e seguivano poi saggi, articoli, ed eventualmente interviste e discussioni varie. Le reazioni dei lettori e le polemiche erano contenute all’interno della rubrica “Tribuna Svědectví”. I contributi di carattere politico, sociale e storico sono stati presentati da vari autori, come ad esempio Jiří Slavíček (che si celava anche dietro lo pseudonimo di Adolf Bašta), V. Brzorád, Johann Wolfgang Brügel, Vratislav Bušek, Ivan Bystřina, Ivo Ducháček, Ota Filip, Julius Firt, Václav Havel, Peter Holý, Jiří Horák, Martin Hybler, Luboš Chladil, František Janouch, Ladislav Jehlička, Karel Jezdinský, Karel Kaplan, Agneša Kalinová, Václav Karlík, Erazim Kohák, Jiří Kolaja, Josef Korbel, Erich Kulka, Miroslav Kusý, Jiří Lederer, Eugen Löbl, Radomír Luža, Juraj Malovec, Ján Mlynárik, Zdenĕk Mlynář, Adolf Müller, Frank Oswald, Ivan Pfaff, Mojmír Povolný, Petr Pithart (che usava anche lo pseudonimo di Josef Sládeček), Vilém Prečan, Lída Rakušanová, Milan Schulz, Zdenĕk Suda, Ivan Sviták, Václav Šikl, Hana Šklíbová, Eduard Táborský, Pavel Tigrid, Dagmar Vanĕčková, Jan Vladislav, Karl von Wetzky e molti altri che si sono camuffati dietro cifre o pseudonimi. Comparivano spesso anche traduzioni di lavori di politologi e pubblicisti occidentali, in modo particolare polacchi (ricordiamo ad esempio Zbygniew Brzezinski, Leszek Kolakowski e Adam Michnik).

Uno dei temi storico-politici dominanti è stato rappresentato dallo sviluppo della società cecoslovacca dal periodo della cosiddetta Prima repubblica fino alla contemporaneità, ponendo l’accento sulla personalità di Tomáš G. Masaryk (ricordiamo, ad esempio, i saggi di Jaroslav Dresler – nel numero 13 –, Erazim Kohák – nei numeri 50 e 70/71, e di Václav Černý – nel numero 56), sul Trattato di Monaco e sulla resistenza antifascista (citiamo, ad esempio, i saggi di Václav Černý, Prokop Drtina, Julius Firt, Jiří Horák, Erazim Kohák, Jiří Kovtun, Radomír Luža, Milan Otáhal, Ivan Pfaff, Eduard Táborský, e Pavel Tigrid), sull’espulsione dei tedeschi (un’animata discussione è nata in seguito alla pubblicazione nel numero 57 del saggio di Danubio – pseudonimo usato da Ján Mlynárik), sul “colpo di stato” comunista del febbraio 1948 e sulla Primavera di Praga e il 1968, sull’attività e sulla situazione della resistenza anticomunista in patria e in esilio negli anni Settanta e Ottanta. Alcuni contributi miravano a presentare ai lettori la situazione presente negli altri paesi comunisti (ad esempio in Unione sovietica, in Polonia e in Cina); la rivista Svědectví ha dedicato inoltre un’attenzione particolare alle sconfitte politiche nazionali e al senso della storia ceca. Soprattutto negli anni Sessanta la redazione di Svědectví presentava ai lettori contributi tratti dalle riviste letterarie ufficiali e stralci di libri pubblicati; inoltre nel periodo della normalizzazione sulle pagine di Svědectví hanno iniziato a comparire, accanto agli intellettuali dell’esilio, anche gli autori che pubblicavano nel samizdat. Opere letterarie, saggi e recensioni sono stati pubblicati soprattutto da autori come Alcantara (il suo vero nome era Josef A. Winn), Ivan Binar, Egon Bondy, Antonín Brousek (si veda, ad esempio, “Botanizování na hřbitově” – nel numero 51-52), Jan Čep, Vladimíra Čerepková, Václav Černý (ricordiamo il suo famoso saggio “O povaze naší kultury” – nel numero 52), Petr Demetz, Petr Den, Ivan Diviš, Luboš Dobrovský, Jaroslav Dresler, Jiří Gruša, Miloň Habr, Václav Havel, Vilém Hejl, Bohumil Hrabal, Karel Hvížd’ala, Josef Jedlička, Ivan Jelínek, Jaroslav Jíra, Ivan M. Jirous, Vĕra Jirousová, Milan Jungmann (nel numero 77 ha pubblicato il celebre articolo “Kunderovské paradoxy”, al quale è seguita un’ampia discussione apparsa nei numeri successivi), Eva Kantůrková, Jiří Kárnet, Ivan Klíma, Helena Kosková (si veda “Poznámky k nové české a slovenské próze” – nei numeri 31 e 34/36 – oppure “Hledání ztracené generace” – nel numero 64), Jiří Kovtun (soprattutto negli anni Settanta ha pubblicato in maniera sistematica numerose recensioni), Petr Král (che usava vari pseudonimi, come ad esempio René Sidkar, Tomáš Sýs e Vilém Turek), Ivan Kraus (si celava dietro lo pseudonimo di Viktor Vadim), Milan Kundera, Josef Lederer, František Listopad, Antonín Měšťan (usava anche lo pseudonimo di Karel Klatovský), Karel Moudrý, Jiří Němec, Jan Patočka, Karel Pecka, Jan Pelc, Jan Procházka, Jaroslav Procházka, Sylvie Richterová, Minka Rybáková, Ivo Řezníček, Zdena Salivarová, Jan Skácel, Milan Šimečka, Josef Škvorecký, Jan Tumlíř (ricordiamo “Dr. Živago a současný román na Západě” – nel numero 12), Milan Uhde, Ludvík Vaculík, Jan Vladislav, Jiří Voskovec e molti altri. Di notevole importanza erano anche le traduzioni tratte da opere letterarie straniere, soprattutto russe (ad esempio opere di Boris Pasternak e Andrej Sinjavskij) e più tardi anche polacche (ricordiamo Tadeusz Konwicki, Czesław Miłosz, Sławomir Mrożek e Lech Walęsa). La rivista Svědectví presentava anche rubriche bibliografiche, come “Bibliografie knih a článků o ČSSR” e “Nové knihy českých a slovenských autorů a o Československu”, nonché bibliografie del samizdat (prima fra tutte l’edizione Petlice). Alla rivista è stato dedicato nel 1982 un volume curato da Jiří Lederer, Svědectví Pavla Tigrida, a cura di J. Lederer, Mnichov 1982.

Nel anni 1956-1972 la rivista Svědectví ha pubblicato anche una collana di libri chiamata “Edice Svědectví”, nella quale uscirono in totale 13 volumi: oltre ai libri di politologia di Pavel Tigrid possiamo citare, ad esempio, le poesie di František Halas (in particolare “Potopa”), Boris Pasternak e Iosif Brodskij.


[L. Formanová, J. Gruntorád, Michal Přibáň, Exilová periodika. Katalog periodik českého a slovenského exilu a krajanských tisků vydávaných po roce 1945, Praha 2000, pp. 73-75]

Traduzione a cura di Stefania Mella