Scrittori stranieri in lingua italiana, dal Rinascimento al Novecento

Convegno internazionale di studi - Padova, 20-21 marzo 2009

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Sebbene già Giacomo Leopardi avesse attirato l’attenzione, in un passo dello "Zibaldone", sulla rilevanza e l'eccezionalità del fenomeno (“il Menagio, Regnier Desmarais, il Milton ec. che scrissero e poetarono in lingua italiana, sono esempi non rinnovatisi, cred’io, rispetto ad alcun’altra lingua moderna, se non di poi rispetto alla francese…”), l’uso letterario dell’italiano da parte di scrittori stranieri dei secoli passati non era mai stato oggetto di indagini sistematiche e filologicamente fondate, e fino agli anni Sessanta del Novecento mancavano anche studi parziali su singoli autori: tra questi gli unici di cui si fossero allestite utili edizioni o antologie erano il provenzale Raimbaut de Vaqueiras, lo spagnolo Carvajal, il francese Pierre Bricard, l’inglese John Milton, i greci Kalvos e Solomòs e pochi altri minori; a parte il caso specialissimo di James Joyce, cui si sono aggiunti più recentemente quelli di Ezra Pound e del brasiliano Murilo Mendes. Per altri autori si doveva (e in parte ancora si deve) ricorrere direttamente alle edizioni originali antiche o a contributi di tipo erudito.

Ad avviare una rinnovata considerazione critica del fenomeno fu Gianfranco Folena, con lo studio sull’italiano di Voltaire del 1961 (cui fece successivamente seguito quello sull’italiano di Mozart). Imprescindibili sul piano metodologico e acutissimi sul piano storico-linguistico, i due lavori di Folena non si occupano tuttavia delle produzioni propriamente letterarie in italiano di scrittori stranieri, concentrandosi sugli epistolari privati dei due autori studiati (cfr. i casi analoghi, e comunque importantissimi, delle lettere in italiano di Byron, di Gogol’ e di Joyce, o, sul versante artistico, di Rubens).

Le prime basi di una considerazione più approfondita e sistematica del fenomeno “scrittori stranieri in lingua italiana” furono gettate con il XXI Colloquio interuniversitario di Bressanone “L'italiano in Europa” (1993) e col Simposio internazionale di Weimar in memoria di Gianfranco Folena “Italiano: lingua di cultura europea” (1998): a cui risale, alla lontana, l’ideazione del presente convegno, che si inquadra in un più ampio progetto di ricerca condotto presso il Dipartimento di Romanistica dell’Università di Padova.

Sulla letteratura italiana ‘fuori d’Italia’ sono apparsi poi ulteriori contributi, ma si tratta solo di tasselli di un disegno più ampio e complesso, che il presente convegno si propone di precisare e arricchire di ulteriori dettagli attraverso il contributo di studiosi di lingua e letteratura italiana e di studiosi di altre letterature, quelle cui fondamentalmente appartengono gli autori da indagare. La prospettiva non può che essere di tipo comparatistico, anche perché il fenomeno da studiare si inquadra da un lato nella più ampia tipologia dello “scrivere in un'altra lingua” e, più in generale, del plurilinguismo letterario, e si presenta, dall’altro, come un caso particolare ed emblematico della storia della lingua e della letteratura italiana e, più in generale, delle relazioni culturali e linguistiche fra l’Italia e altri paesi europei ed extraeuropei: si tratta dunque di prendere in considerazione e di sottoporre ad analisi  -  e sarà questo uno dei principali obiettivi del convegno  -  non tanto la generica conoscenza della lingua italiana all'estero, la sua circolazione, la diffusione scolastica, le traduzioni, i dizionari ecc., e nemmeno l’‘italianismo’ in senso lato degli autori in questione (le loro conoscenze, i loro rapporti con l’Italia, le influenze ecc.), quanto il loro specifico scrivere in italiano, ovvero la specifica produzione di testi e opere in lingua italiana da parte di scrittori, artisti e letterati stranieri nel corso dei secoli passati: peculiarità stilistiche e linguistiche, motivazioni, circostanze storiche, convenzioni di genere, fonti e modelli, e così via. Il recente XI volume della Storia della letteratura italiana diretta da E. Malato per la casa editrice Salerno, dedicato proprio alla “Letteratura italiana fuori d’Italia” (2002), si occupa in realtà solo marginalmente degli scrittori stranieri che hanno prodotto opere o scritti in italiano, e gli unici autori di questi tipo su cui si sofferma più o meno a fondo sono Louise Labé, John Milton, James Joyce ed Ezra Pound: nessun accenno, o quasi, ad autori quali, per esempio, i francesi Montaigne e Régnier Desmarais, gli spagnoli Carvajal, Aldana e Quevedo, gli inglesi Byron, Shelley, Mathias e Rossetti, i rumeni Asachi ed Eliade Rădulescu, i greci Kalvos e Solomòs, il russo Ivanov, il brasiliano Murilo Mendes, i tedeschi Jagemann e Platen, i dalmati Ràgnina e Giorgi, ecc. Constatare che questi (e molti altri) sono autori che in realtà fanno parte integrante della letteratura italiana, pur restando spesso esponenti di spicco delle loro rispettive letterature, può apparire sorprendente: ma proprio questo è il motivo che induce a ritenere che il presente convegno possa conseguire risultati inediti e fortemente originali. Indagare gli scritti italiani di questi autori significa infatti riportare alla luce tutta una tradizione sommersa di straordinaria importanza linguistica e culturale e contribuire, da una prospettiva particolare, alla conoscenza delle relazioni linguistiche e letterarie tra Italia ed Europa nel corso della storia. È chiaro inoltre che le esperienze alloglotte di tali scrittori possono contribuire, se adeguatamente interrogate, a gettare nuova luce sulla loro stessa produzione nelle rispettive lingue madri. Si tratta in definitiva - ed è questo l’obiettivo ideale del convegno - di trasformare quelle che finora potevano apparire solo come delle isolate curiosità erudite in un documento organico e rilevante della storia culturale e linguistica europea: che in qualche modo anticipa, pur essendone radicalmente diverso, l’attuale fioritura di romanzi, saggi e poesie in lingua italiana scritti da migranti alloglotti.

Furio Brugnolo

 

Programma del convegno

 

Per informazioni: Università di Padova, Dipartimento di Romanistica, via Beato Pellegrino 1, 35137 Padova
  Tel. 049 827 4945
  www.maldura.unipd.it/romanistica/